sabato 15 novembre 2014

Anatomia dell'Oculus Rift

Il Rift di Oculus prende il nome dall'idea che questo strumento crei realmente una frattura tra il mondo virtuale e quello reale. I suoi precursori sono stati molteplici e l'idea che si potesse allargare la realtà intorno a noi grazie ad un dispositivo tecnologico ha pian piano preso piede. Al giorno d'oggi, dopo che Facebook l'ha acquistato per 2 miliardi di dollari, l'Oculus Rift è il fiore all'occhiello della realtà aumentata e della tecnologia indossabile. Vediamo la sua anatomia, ovvero i componenti principali che lo rendono unico nel suo genere.

Il cervello
La difficoltà principale per un'esperienza realistica è far sì che l'immagine cambi in seguito a movimenti della testa, in modo preciso e senza scarti temporali percepibili. Per rendere tutto questo possibile, Rift combina i dati di un giroscopio, di un accelerometro e di un magnetometro. In più, registra 1000 letture al secondo, consentendo di prevedere i movimenti e di prerendirizzare le immagini, risparmiando preziosi millisecondi di latenza

Lo schermo
Il migliore schermo a cristalli liquidi può impiegare 15 millisecondi perchè i suoi pixel cambino colore. Questo tempo è troppo lungo per il Rift, che deve rispondere in modo pressochè simultaneo al movimento della testa. Perciò, vengono utilizzati schermi Amoled, che riescono a cambiare colore in meno di un millisecondo. Inoltre è garantito il fatto che l'immagine non si offuschi a seguito di un movimento brusco della testa.

Le ottiche
L'obiettivo è quello di avere un'immagine che riempia il tuo intero campo visivo, senza distorsioni. Questo tipicamente si realizza con lenti pesanti e costose. Rift utilizza lenti da poco prezzo e, ad esempio, gli sviluppatori dei giochi ne tengono conto distorcendo l'immagine in modo che appaia in modo corretto.

Il tracking di posizione
Con i visori del passato potevi guardarti attorno ma non muoverti. La minuscola videocamera esterna di Rift, da posizionare accanto a te, monitora 40 led a infrarossi sul visore registrando il movimento e consentendoti di muoverti nello spazio intorno a te.

Come visto, quindi, le potenzialità e le raffinatezze di questo dispositivo sono enormi, e io sono fiduciosa sul fatto che in futuro si troveranno delle applicazioni interessanti e utili per la scienza. Per adesso, dobbiamo solo fermarci a pensare se questo tipo di dispositivi non ci stia allontanando sempre di più dalle sensazioni e dalle emozioni. Io penso che la consapevolezza sia necessaria in ogni ambito dell'esistenza di una persona, quindi credo che ognuno di noi saprà utilizzare nel modo migliore queste tecnologie che cambieranno il nostro modo di vedere le cose.

Anna Valentini

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